1^ parte. Alessio (Sicilia – Francia) Prima di conoscere Gesù ero un ragazzo “normale”. Ricercavo il piacere nelle cose fugaci e leggere, quelle che mi procuravano una eccitazione emotiva momentanea perché credevo mi potessero rendere felice. In effetti, mi davano un senso di felicità e soddisfazione, un senso di potere, come se mi stessi gustando la vita come volevo io, senza che nessuno decidesse di me e del mio avvenire. Mi sentivo un super uomo, capace di fare tutto da solo (illudendomi), orgoglioso e arrogante nei confronti di Dio e del mio prossimo. Mi credevo libero ma in realtà ero schiavo di tante cose: l’ambizione, la pornografia, i desideri sessuali che non riuscivo a placare, ero un ragazzo pieno di odio e rancore verso gli altri; non riuscivo a perdonare e questo mi faceva convivere con un magone continuo. Ricordavo di litigi e incomprensioni del passato con amici ed anche se mi riconciliavo con loro in realtà nutrivo sempre quell’amarezza che prima o poi mi portava a sbottare per una sciocchezza e rinfacciargli tutto quello che era successo prima. Sì, ero preda dei cattivi sentimenti e di quella natura profondamente malsana che mi faceva chiudere in me stesso e, sebbene avessi tanti amici, mi rendevo conto di usarli solo quando mi assecondavano e soddisfacevano la mia natura egoista. Quando qualcuno mi diceva la verità sul mio carattere subito lo accusavo di giudicarmi e lo rigettavo come amico. Ero schiavo dell’egocentrismo. Gli amici si susseguivano, seppure alcuni storici restavano per la loro pazienza, ma mi cominciavo a dire che così non poteva continuare, che non potevo assecondare ogni sentimento e sensazione a scapito della mia salute emotiva e delle relazioni affettive.
L’omosessualità non è altro che la facciata di questa stratigrafia sentimentale. Sin da piccolo vedevo la donna come un essere chimerico, dominante, che cercava solo di trasformarmi a suo piacimento, che non mi amasse per quello che ero ma per quello che facevo per lei. Gli uomini invece facevano parte di questo mondo “esotico”, sconosciuto del quale io non facevo parte. Seppure facessi sport a livello agonistico, fisicamente ero con loro per molto tempo della giornata, ma emotivamente ero disconnesso da loro. Devo ammettere che anche la concezione di uomo che avevamo non mi edificava: parlare volgarmente delle donne, come oggetti e mostrare solo spavalderia, per uno che di natura era molto sensibile come me, mi faceva sentire ancora più estraneo e me ne allontanavo. Era raro trovare un ragazzo sensibile che parlava di cose più profonde e che non se ne vergognava. Questo, alimentato anche dai racconti di esperienze sessuali dei miei compagni con ragazze, faceva crescere in me questa idea che la donna volesse da me solo sesso e prestazione sessuale, mascolinità stereotipata e machismo. La pornografia ha peggiorato la situazione. Ho cominciato a vedere il mondo sessualizzato. Credevo di dovere “performare” per le donne, ma che non ne ero capace. Allora, questo mio senso di inferiorità, di inettitudine, di inadeguatezza come uomo mi ha fatto cominciare a desiderare, a erotizzare gli uomini. Quello che non sentivo dentro di me volevo che entrasse da fuori. Mi dicevo: “Se io non sono come loro, allora voglio loro.” La mancanza di un vero amico e di un vero rapporto affettivo col mondo maschile, ma soprattutto col Padre celeste, mi ha portato a desiderare di essere preso in considerazione dagli uomini, che mi si parlasse che mi si rendesse partecipe. Questo baratro si è allargato; volevo essere preso in considerazione, adesso, essendo baciato, palpato, facendo sesso con loro. Così mi sono iscritto in una community gay su internet in preda alle lotte morali per cercare un partner, dopo una grande delusione sentimentale con una compagna di scuola che mi piaceva molto, interiormente ed esteriormente. Questa botta mi ha fatto fatalisticamente pensare che io non fossi programmato per essere un uomo, ma il surrogato di un uomo, un uomo mal riuscito. Come se il mio corpo mi fosse stato dato per sbaglio. Poco a poco ho soffocato il ricordo e la coscienza di queste emozioni e ho cominciato ad indentificarmi come gay per non affrontare la amara realtà.
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April 2017
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