Antoine Bou Ezz (Libano) ha sempre sofferto sin dalla più tenera età. Orfano di padre dall'età di 4 anni, abusato sessualmente, è cresciuto in Libano, un paese in guerra. Si è sempre sentito come uno straniero, un extraterrestre, sia nel quartiere che a scuola. La gente lo insultava e lo umiliava quotidianamente per la sua omosessualità, fino al punto da distruggere totalmente la sua vita.
«Gli anni passavano e lo scontro dentro di me si intensificava, tra il mio corpo di uomo e una voce che mi diceva che avrei trovato la felicità cambiando immagine. Ho subito diverse operazioni di chirurgia estetica, mi sono fatto crescere i capelli e vivevo di sogni e di illusioni.»
1 Comment
Ho venduto l'anima al «dio di questo mondo». Aveva il volto di un angelo. Ha detto che avrei avuto tutto. Ho scambiato la verità per la menzogna. Ho seguito il mio cuore ingannevole. Ero coronato principe, vestito Burberry e sorvolavo New York, Los Angeles e Miami. La musica house era ammaliante. Rimorchiavo delle celebrità. Saltavo le lunghe file e mi facevano entrare dagli accessi per i vip.
L'11 settembre del 2001 mi sono svegliato stordito da una sbornia e ho acceso la tv. Immediatamente ho cominciato a piangere. Tutto quello mi ha ricordato che il Signore sta tornando a giudicare (Matteo 24,37-39). Non avevo pace, ero terrorizzato. Per lavoro mi ero trasferito da Pittsburgh a Boston, fino a Washington e poi sono ritornato a Pittsburgh. La mia vita gay aveva raggiunto l'apice nelle più grandi città e ha avuto un rallentamento a Pittsburgh dove la vita gay era meno attraente. Ero solo con i miei pensieri. Maledicendo e urlando contro la mia famiglia, ho allontanato coloro che non approvavano attivamente il mio stile di vita. Un giorno su Facebook, dei Cristiani hanno tentato di dirmi che avevo bisogno di ravvedermi. Li ho attaccati brutalmente. Odiavo la chiesa La mia esperienza con l'attrazione verso lo stesso sesso ha avuto inizio molto presto nella mia vita. Non conoscevo una parola in particolare per definirla a quei tempi. Non capivo cosa stavo provando. Ricordo che a scuola quando uscivamo fuori a giocare noi bambini giocavamo a baciarci ed io, per una qualche ragione, volevo essere baciato dai maschietti. Quelle sensazioni permanevano in me e non le ho mai capite. Quando è iniziata la pubertà, improvvisamente sono venuto a conoscenza di quella parola che pensavo descrivesse quello che provavo. A circa 14 anni ho avuto la prima esperienza sessuale con un amico. Ho vissuto nella comunità gay per circa 20 anni, identificandomi pienamente come individuo gay. In quest'arco di tempo ho avuto una vasta gamma di esperienze nella comunità gay. Partecipavo alle sfilate gay ed esprimevo a gran voce i miei ideali politici e i miei diritti di chi credevo di essere. Sono stato in coppia per oltre 12 anni.
Dio può essere buono e negarmi il sesso? Innanzitutto penso che il sesso non sia un diritto. Non ci è indispensabile per vivere. Non è come respirare né come mangiare. Dio per prima cosa ha concepito il rapporto sessuale per la riproduzione. E Dio è buono ed infatti ha creato il sesso come qualcosa di piacevole. Dio avrebbe potuto crearlo in un modo diverso ma non lo ha fatto. Ed io personalmente credo che quando si sta insieme in una unione sessuale, non sono assieme solo due corpi ma ha luogo pure una connessione spirituale. E credo che Dio abbia creato questo affinché sia delimitato nei confini dei matrimonio. E coloro che non sono sposati possono trovare soddisfacimento in altri modi. In una società che mette l'accento sull'appagamento sessuale quando invece il sesso non è il fine ultimo. Puoi trovare profondo appagamento nell'amicizia o in tanto altro. Il sesso non è il solo mezzo che possa soddisfare i tuoi desideri. Il bello dell'essere cristiani, penso una delle più grandi cose è quella di conoscere Dio. Improvvisamente tutti quei sentimenti che avevo provato nel corso della mia vita hanno trovato una risposta. Non sto dicendo di avere tutte le risposte ma che conoscere Dio è appagante. Come persona posso vedere che sto diventando un uomo migliore. Mi sto come trasformando. E non si tratta solo della sessualità. Dio mi sta aiutando a cambiare in tante aree della mia vita. La mia autostima è cresciuta non poco, così come la mia capacità di interagire con gli altri. In generale posso vedere che la mia vita è più felice e che ho la gioia. Sebbene pensassi di essere felice all'interno della comunità gay, guardando indietro vedo che invece ero molto infelice e alla ricerca di cose che l'attrazione per lo stesso sesso non mi poteva offrire. Se questa testimonianza ti è piaciuta condividila, o clicca Mi piace su AmorePuro - Ministero Ex-Gay Dio ti benedica 5° parte. Alessio (Sicilia – Francia)
Dal giorno in cui lo Spirito Santo mi ha detto di cercare e di informarmi sull'origine dell'omosessualità è come se delle scaglie fossero cadute dai miei occhi. Riuscivo a vedere chiaramente la ferita che avevo. Era come se riuscissi a vedermi dall'esterno; con una maggiore consapevolezza di me, dei miei pensieri, dei miei desideri. I desideri sessuali indesiderati non sono andati via dal giorno al domani, ma poco a poco. All'identità gay c'ho rinunciato non appena il Signore mi ha rivelato che non era cronica la condizione omosessuale né che fossi nato così. Dio ha cominciato a rivelarmi il mio passato ed il mio presente; è come se fosse passato con una aspirapolvere. Adesso vedevo chiaramente che quand'ero piccolo mi sentivo diverso dagli altri maschi e cercavo conforto ed affermazione nella figura femminile. Ho visto chiaramente come la figura femminile fosse stata per me castrante e quella maschile utopica. Come fossi stato sempre la bambolina delle donne e avessi rinunciato ad uno sviluppo emotivo sano. Quarta parte. Alessio (Sicilia – Francia)
Mi resi conto che soddisfare ogni desiderio, ogni istinto, ogni cosa che sentivo “naturale” mi stava portando al nulla, anzi mi avevano addirittura portato ai pensieri suicidi. Fu quando andai a farmi un test per l'HIV che lì mi sono detto: “Ma che cristiano sono? Che schifo che faccio? Il mio corpo appartiene davvero a Gesù, è davvero per la sua gloria?” Grazie a Dio – e lì ancora ha mostrato la Sua grazia nei miei confronti – non avevo nulla, ma ho cominciato davvero a domandarmi se fossi davvero un discepolo di Gesù. Assecondavo l'omosessualità quando la Bibbia a più riprese dice che gli omosessuali non vedranno Dio, ma la condanna eterna (1Corinzi 6:9; 1Timoteo 1:10; Romani 1:18-32; Genesi 19:4-5; Giudici 19:22-23; Levitico 18:22, 24, 29; Levitico 20:13). Però mi chiedevo: “Ma allora perché Dio mi ha creato così? Dio mi ha creato per essere condannato? Non ho alcuna chance? Ma la Bibbia non dice che Dio vuole che tutti siano salvati e vengano alla conoscenza della verità (1Timoteo 2,4)?” Ero confuso. Il problema stava proprio lì: credevo che fosse colpa di Dio, che lui mi avesse creato così, che fossi destinato ad essere così. Eppure mi illudevo… Non so, era come se acceso nella mia libidine ero abbandonato ad una mente perversa: avevo dimenticato che fino alle scuole medie mi piacevano le ragazze ed avevo anche avuto qualche fidanzatina. Ma davvero, Satana si era insinuato in questa ferita, io l'avevo lasciato fare e si era infettata. Come potevo pensare di essere nato così? Non era vero! Era soltanto una ferita che si era acuita nell'adolescenza. E mi sono ricordato di quell'amore finito al liceo che mi ha distrutto ed ha fatto cadere per sempre la già fievole immagine di uomo che avevo di me. Terza parte. Alessio (Sicilia – Francia)
Soddisfacendo questo stile di vita mi sentivo sempre vuoto, alla ricerca di qualcosa di inafferrabile. È come se cercassi negli altri quello che non avevo dentro di me. Ho avuto questa conferma dopo essere finita la più lunga storia che ho avuto con un ragazzo per quasi tre anni. Quello che mi piaceva di lui erano le caratteristiche che io non possedevo: la sicurezza di sé, l'intraprendenza, la spontaneità, il fatto di essere indipendente. Così cercavo di assomigliargli, ma allo stesso tempo lo mortificavo tanto con la mia asprezza e volevo farlo sentire inferiore a me. La sua pazienza e capacità di perdonare mi avevano sempre colpito. Anche quando ci siamo lasciati io cercavo di farlo “vivo” nella mia vita studiando quello che studiava lui per fare la professione che faceva lui. Perché? Seconda parte. Alessio (Sicilia - Francia)
Così dopo aver accettato di essere un ragazzo mal riuscito, qualcuno al quale chissà chi aveva dato un corpo che non funzionava "correttamente" mi sono arreso all'essere "gay". Dico questo perché ho sempre sentito una sorta di vergogna, come un senso di sconfitta nel definirmi tale. Sentivo, nonostante i tentativi di soffocare la realtà, che tutto derivava da un profondo senso di inadeguatezza in quanto uomo. Da persone omosessuali ho ricevuto i più grandi insulti " omofobici". Da persone non omosessuali non ho mai ricevuto appellativi osceni e triviali, cosa che invece succede nel mondo gay. È come il segreto di pulcinella. Tutti sanno di avere un problema, ma ci si nasconde dietro l' "identità", l'etichetta. Quando fa uscire quello che tiene dentro l'omosessuale è il primo ed il più grande omofobo del pianeta. E pure io lo ero. In realtà perché odiavo in primis me stesso. Mi sentivo colpevole di essere un codardo che si era arreso e autocommiserato alle delusioni amorose dell'adolescenza e al non assomigliare ai miei compagni. Ero inoltre arrabbiato col mondo, con Dio, con la mia famiglia, con tutti quelli che vedevo vivere in armonia col proprio corpo e la propria anima (oggi che sono stato liberato non li invidio più perché la cosa più bella è la salvezza in Cristo. Puoi vivere in armonia col tuo corpo e la sessualità ma andare lo stesso all'inferno se non credi in Gesù, ravvedendoti e camminando secondi i Suoi comandamenti). Perché soffrivo? Seppur la società non mi ha mai puntato il dito, anzi, mi incoraggiava, sentivo che stavo tradendo me stesso, che mi stavo abbandonando al dolore, alla vigliaccheria, alle ferite aperte del passato che, una volta accettata l'identità omosessuale, si stavano infettando. Cedere alla tentazione mi faceva stare bene di primo acchito, ma poi sentivo un vuoto, un forte senso di nullità e di mancanza di uno scopo nella vita. Perché? 1^ parte. Alessio (Sicilia – Francia)
Prima di conoscere Gesù ero un ragazzo “normale”. Ricercavo il piacere nelle cose fugaci e leggere, quelle che mi procuravano una eccitazione emotiva momentanea perché credevo mi potessero rendere felice. In effetti, mi davano un senso di felicità e soddisfazione, un senso di potere, come se mi stessi gustando la vita come volevo io, senza che nessuno decidesse di me e del mio avvenire. Mi sentivo un super uomo, capace di fare tutto da solo (illudendomi), orgoglioso e arrogante nei confronti di Dio e del mio prossimo. Mi credevo libero ma in realtà ero schiavo di tante cose: l’ambizione, la pornografia, i desideri sessuali che non riuscivo a placare, ero un ragazzo pieno di odio e rancore verso gli altri; non riuscivo a perdonare e questo mi faceva convivere con un magone continuo. |
Archives
April 2017
Categories |