Terza parte. Alessio (Sicilia – Francia)
Soddisfacendo questo stile di vita mi sentivo sempre vuoto, alla ricerca di qualcosa di inafferrabile. È come se cercassi negli altri quello che non avevo dentro di me. Ho avuto questa conferma dopo essere finita la più lunga storia che ho avuto con un ragazzo per quasi tre anni. Quello che mi piaceva di lui erano le caratteristiche che io non possedevo: la sicurezza di sé, l'intraprendenza, la spontaneità, il fatto di essere indipendente. Così cercavo di assomigliargli, ma allo stesso tempo lo mortificavo tanto con la mia asprezza e volevo farlo sentire inferiore a me. La sua pazienza e capacità di perdonare mi avevano sempre colpito. Anche quando ci siamo lasciati io cercavo di farlo “vivo” nella mia vita studiando quello che studiava lui per fare la professione che faceva lui. Perché?
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Seconda parte. Alessio (Sicilia - Francia)
Così dopo aver accettato di essere un ragazzo mal riuscito, qualcuno al quale chissà chi aveva dato un corpo che non funzionava "correttamente" mi sono arreso all'essere "gay". Dico questo perché ho sempre sentito una sorta di vergogna, come un senso di sconfitta nel definirmi tale. Sentivo, nonostante i tentativi di soffocare la realtà, che tutto derivava da un profondo senso di inadeguatezza in quanto uomo. Da persone omosessuali ho ricevuto i più grandi insulti " omofobici". Da persone non omosessuali non ho mai ricevuto appellativi osceni e triviali, cosa che invece succede nel mondo gay. È come il segreto di pulcinella. Tutti sanno di avere un problema, ma ci si nasconde dietro l' "identità", l'etichetta. Quando fa uscire quello che tiene dentro l'omosessuale è il primo ed il più grande omofobo del pianeta. E pure io lo ero. In realtà perché odiavo in primis me stesso. Mi sentivo colpevole di essere un codardo che si era arreso e autocommiserato alle delusioni amorose dell'adolescenza e al non assomigliare ai miei compagni. Ero inoltre arrabbiato col mondo, con Dio, con la mia famiglia, con tutti quelli che vedevo vivere in armonia col proprio corpo e la propria anima (oggi che sono stato liberato non li invidio più perché la cosa più bella è la salvezza in Cristo. Puoi vivere in armonia col tuo corpo e la sessualità ma andare lo stesso all'inferno se non credi in Gesù, ravvedendoti e camminando secondi i Suoi comandamenti). Perché soffrivo? Seppur la società non mi ha mai puntato il dito, anzi, mi incoraggiava, sentivo che stavo tradendo me stesso, che mi stavo abbandonando al dolore, alla vigliaccheria, alle ferite aperte del passato che, una volta accettata l'identità omosessuale, si stavano infettando. Cedere alla tentazione mi faceva stare bene di primo acchito, ma poi sentivo un vuoto, un forte senso di nullità e di mancanza di uno scopo nella vita. Perché? 1^ parte. Alessio (Sicilia – Francia)
Prima di conoscere Gesù ero un ragazzo “normale”. Ricercavo il piacere nelle cose fugaci e leggere, quelle che mi procuravano una eccitazione emotiva momentanea perché credevo mi potessero rendere felice. In effetti, mi davano un senso di felicità e soddisfazione, un senso di potere, come se mi stessi gustando la vita come volevo io, senza che nessuno decidesse di me e del mio avvenire. Mi sentivo un super uomo, capace di fare tutto da solo (illudendomi), orgoglioso e arrogante nei confronti di Dio e del mio prossimo. Mi credevo libero ma in realtà ero schiavo di tante cose: l’ambizione, la pornografia, i desideri sessuali che non riuscivo a placare, ero un ragazzo pieno di odio e rancore verso gli altri; non riuscivo a perdonare e questo mi faceva convivere con un magone continuo. |
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April 2017
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