Di Michael Hobbes, pubblicato lo scorso 2 marzo nel «The Huffington Post» "Mi sentivo così eccitato quando m'ero tirato tutta la metanfetamina." Questo è il mio amico Jeremy. "Quando ce l'hai," dice "devi continuare a farne uso. Quando finisce, è tipo: «Oh Dio, posso tornare alla mia vita adesso.» Rimarrei in piedi tutto il fine settimana per andare ai festini sessuali [cioè delle orge] e poi sentirmi uno schifo fino a venerdì. Circa due anni fa sono passato alla cocaina perché il giorno dovevo lavorare." Jeremy mi sta raccontando da un letto di ospedale sei storie su Seattle. Non vuole dirmi le esatte circostanze dell'overdose, soltanto che uno sconosciuto ha chiamato l'ambulanza e che si è svegliato lì. Jeremy non è l'amico con il quale mi sarei aspettato di avere questa conversazione. Fino a qualche settimana fa, non avevo idea che facesse uso di qualcosa più pesante del Martini. E' curato, intelligente, gluten-free, il tipo di ragazzo che veste una magliettina qualsiasi per qualunque giorno della settimana. La prima volta che ci siamo conosciuti, tre anni fa, mi ha chiesto se conoscessi un buon posto dove fare CrossFit. Oggi quando gli chiedo come mai l'ospedale in cui è ricoverato è così lontano, la prima cosa che mi dice è che non c'è wi-fi e che ha lavoro arretrato sulla casella di posta elettronica. “Le droghe erano una combinazione di monotonia e solitudine”, dice. “Tornavo dal lavoro esausto il venerdì sera, del genere: «E ora che faccio?» Allora facevo qualche telefonata per farmi recapitare a casa della metanfetamina e guardare su internet per vedere se ci fossero dei festini sessuali in programma. Facevo questo oppure guardavo un film da solo.”
Jeremy non è io solo amico che ho che sta lottando. C'è Malcom che a stento rimane in casa ed esce soltanto per andare a lavorare perché la sua ansia è terribile. C'è Jared che per colpa della depressione e della dismorfofobia (1) la sua vita sociale è stata progressivamente ridotta a palestra e collegamenti ad internet. E c'era Christian, il secondo ragazzo che abbia mai baciato, che si è suicidato a 32 anni, due settimane dopo che il suo fidanzato l'ha lasciato. Christian è andato in un negozio per feste, ha affittato una bombola di elio, ha iniziato ad inalarlo, poi ha mandato un messaggio al suo ex dicendogli di fare un salto da lui, per essere certo che proprio lui trovasse il corpo. Per anni ho notato il divario che c'è tra i miei amici etero ed i miei amici gay. Mentre la metà della mia cerchia di amicizie è sparita nelle relazioni, bambini e periferia, l'altra metà sta lottando con l'isolamento e l'ansietà, droghe pesanti e sesso a rischio. Nessuna di queste si adatta a quello che mi è sempre stato detto, a quello di cui mi ero convinto. Come me, Jeremy non è cresciuto vittima di bullismo da parte dei suoi pari o rigettato dalla sua famiglia. Non ricorda di essere mai stato chiamato “checca”. E' stato cresciuto nella periferia della West Coast da una madre lesbica. “Si è dichiarata con me quando avevo 12 anni”, dice. "E mi disse due frasi successivamente, facendomi capire che sapeva che io fossi gay". A stento lo sapevo io a quell'epoca. Io e Jeremy abbiamo 34 anni. Nell'arco della nostra vita , la comunità gay ha fatto progressi sul riconoscimento legale e sociale rispetto a qualunque altro gruppo demografico nella storia. Ancora quando ero adolescente, i matrimoni gay erano una aspirazione lontana; i giornali ancora li citavano in apice come spaventevoli. Ora è stato sancito nella legge dalla Corte Suprema. Il sostegno dell'opinione pubblica è salito dal 27% del 1996 al 61% del 2016. Nella cultura popolare siamo passati da “Cruising” [film drammatico con Al Pacino a tematica omosessuale] a “Queer Eye” [real fiction statunitense gay, conosciuta in Italia come “I fantastici cinque”] e “Moonlight” [la storia di un ragazzo gay di colore]. I protagonisti gay sono consueti ai nostri giorni; gli è addirittura concesso di avere delle debolezze. Eppure, anche se noi celebriamo la gravità e la velocità di questo cambiamento, i tassi di depressione, solitudine ed abuso di sostanze nella comunità gay non si muovono dal posto in cui lo sono stati per decenni. Le persone gay sono oggi, secondo gli studi, tra 2 e 10 volte più propensi a togliersi la vita rispetto alle persone eterosessuali. Siamo esposti 2 volte di più a vivere episodi depressivi. E proprio come l'epidemia alla quale siamo sopravvissuti, il trauma sembra essere concentrato tra gli uomini. In un sondaggio fatto a uomini gay recentemente trasferitisi nella città di New York, i tre quarti soffriva di ansia e depressione, abusava di droghe o alcol o intratteneva relazioni sessuali a rischio; alcuni di loro combinavano fino a tre di queste cose assieme. Nonostante tutte le chiacchiere sulla “famiglia a scelta” (2), gli uomini gay hanno meno amici stretti rispetto alle persone eterosessuali o alle donne gay. In un campione sulla prevenzione fatto nelle cliniche per la cura dell'HIV, una persona intervistata ha detto ai ricercatori: “Non è il fatto che non sanno come salvare le loro vite. E' una questione per loro di sapere se le loro vite sono degne di essere salvate.” Non sto pretendendo di essere oggettivo su questo o quello. Sono da sempre un gay single che è stato cresciuto in una azzurra città da genitori PFLAG (3). Non ho mai conosciuto nessuno che sia morto di AIDS, non ho mai vissuto sulla mia pelle una discriminazione diretta e sono uscito fuori da un mondo in cui il matrimonio, in cui una staccionata ed un grosso cagnone non sono fattibili, ma tuttavia prevedibili. Sono stato anch'io più volte sotto terapia perché installavo e disinstallavo Grindr [applicazione per incontri gay]. “L'uguaglianza del matrimonio e le modifiche allo stato giuridico costituivano un miglioramenti per alcuni uomini omosessuali” dichiara Christopher Stults, un ricercatore all'Università di New York che studia le disparità nella salute mentale tra uomini omosessuali ed eterosessuali. ”Ma per molte persone, è stato deludente. Sembra che possediamo questo stato giuridico, eppure c'è ancora qualcosa di insoddisfacente.” Questo senso di vuoto si rivela essere non solo un fenomeno americano. In Olanda, in cui il matrimonio gay è stato legalizzato dal 2001, gli uomini omosessuali rimangono 3 volte più propensi a soffrire di disturbi dell'umore rispetto agli uomini eterosessuali, e 10 volte più inclini ad assumere comportamenti autolesionistici di tipo suicida. In Svezia, che ha adottato le unioni civili dal 1995 ed il pieno matrimonio dal 2009, gli uomini sposati con uomini hanno un indice di suicidio 3 volte superiore a quello degli uomini sposati con donne. Tutte queste insostenibili statistiche portano alla stessa conclusione: risulta ancora pericolosamente alienante affrontare la vita come uomo attratto da altri uomini. La buona notizia, tuttavia, è che gli epidemiologisti e gli scienziati sociali sono concordi sul non riuscire mai a capire il perché di tutto questo (4). (1) Dismorfofobia è la fobia che nasce da una visione distorta che si ha del proprio aspetto esteriore, causata da un'eccessiva preoccupazione della propria immagine corporea. (2) Famiglia composta ad hoc ed ex nihilo da persone che non hanno alcun legame sanguigno o parentale tra loro. (3) Organizzazione statunitense di genitori, famiglie, amici e simpatizzanti gay, lesbiche, trans, queer etc (LGBTQ). (4) Un cristiano sa il perché di tutto questo. La spiegazione ce la dà la Bibbia: "Il ladro [Satana] non viene se non per rubare, ammazzare e distruggere; io [Gesù] sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza" (Vangelo di Giovanni 10,10); "Gesù rispose loro: «In verità, in verità vi dico che chi commette il peccato è schiavo del peccato" (Vangelo di Giovanni 8,34). Ho deciso di tradurre questo articolo perché, seppure scritto da un giornalista ancora gay e da una testata non cristiana, con sincerità mostra i dati delle statistiche, il vuoto avvertito dalle persone omosessuali nonché l'incapacità delle istituzioni e della scienza di arginare questo terribile fenomeno nonostante le leggi che incoraggiano e tutelano la sodomia e la pederastia. Solo Gesù può restituirci la nostra vera identità. Scrivici. Non esitare. Dio ti benedica. Link dell'originale: http://highline.huffingtonpost.com/articl…/…/gay-loneliness/
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